Myrtus communis (Mirto)

Descrizione
Arbusto cespuglioso il cui nome deriva dalla parola greca Myrsine, un’indomabile giovane donna abile nella ginnastica e trasformata dagli Dei in albero. Albero sacro dedicato a Venere che incoronava i vincitori. La forma è quella di grande arbusto o albero cespuglioso con fusti cilindrici dal colore rossastro, grigio in quelli più vecchi.
Le foglie sono ovate e opposte, coriacee, ricche di ghiandole oleifere. L’ottimo aroma di mirra è sprigionato dalle bacche carnose, ovali, nerastre, ma anche dai fiori solitari, bianchi, a cinque petali e con lunghi peduncoli.
Il mirto è utilizzato soprattutto nella preparazione di liquori, ma in Sardegna e in altre località del mediterraneo è utilizzato anche in cucina per insaporire carni (maiale), selvaggina.
Ha proprietà astringenti, aromatiche, rinfrescanti, disinfettanti, stimolanti, quindi è utilizzato in erboristeria per sciacqui e lavande disinfettanti, o sotto forma di sciroppo.
Coltivazione
Pianta tipica della macchia mediterranea e delle aree agresti del sud Italia. Ama il sole e si adatta anche in terreni asciutti, ma è più comune lungo ruscelli e torrenti. La tecnica riproduttiva più utilizzata è la talea, che si preleva in luglio-agosto da piante vigorose e sane. Le talee vengono poste in cassette di torba mista a sabbia e mantenute umide fino alla radicazione. Nella primavera successiva le piante si pongono a dimora in terreno fertile e soleggiato, evitando le posizioni battute dai venti o poco protette ed evitando le località del nord dove non sopravvive, oppure trapiantando nell’orto le piantine già formate e prodotte dai vivai. La raccolta delle foglie si effettua all’inizio dell’estate quando sono più ricche di aroma e principi attivi, le bacche invece durante l’inverno.
Myrtaceae
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