Coriandrum sativum (Coriandolo)
Descrizione
Il nome deriva dal greco “Koris”, ovvero cimice, per l’intenso odore (per alcuni sgradevole) di cimice dei suoi frutti e delle foglie. Volgarmente viene detto erba cimicina. Spesso lo si rinviene negli incolti o lungo i fossi un po’ in tutta la penisola. Si riconosce facilmente oltre che dall’odore anche per i fusti ramificati alti anche 70 cm che portano foglie pennate con lacinie strette.
I fiori bianchi e piccolissimi sono riuniti in ombrelle rade. Seguono frutti globosi (alcuni li chiamano impropriamente semi) che contengono i veri semi e che al momento della maturazione perdono l’odore sgradevole.
I semi di coriandolo si utilizzano soprattutto in cucina per la preparazione di salse, sughi, sottaceti, selvaggina, biscotti, liquori e digestivi. Inoltre vengono impiegati in ambito erboristico come antisettico, antispasmodico, aperitivo, carminativo, eccitante, eupeptico e disestivo.
Coltivazione
Generalmente è preferibile la riproduzione da seme in vivaio, meglio se in cubetti di torba o in alveolati. Quando la plantula raggiunge i 3/5 cm di altezza è pronta per il trapianto (aprile) che deve avvenire in pieno campo distanziandole di 20-30 cm sulla fila e 40 tra le file. La semina può avvenire anche in pieno campo è quindi si ricorre al diradamento per distanziare le plantule. La raccolta avviene nel mese di luglio, senza attendere che la maturazione si protragga troppo a lungo altrimenti i frutti si distaccano facilmente, cadendo a terra. Quindi si riuniscono in mazzi e si pongono ad essiccare a testa in giù, all’ombra e in un luogo areato. Successivamente si mondano dalle impurità e si conservano in sacchetti di carta o tela, in luogo asciutto e buio.
Apiaceae
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