Crocus sativus (Zafferano)

Descrizione
Il nome deriva dal greco Kròcos, ovvero trama di tessuto per la forma degli stimmi. Più comunemente viene utilizzato il nome volgare Zafferano. Si riconosce per le foglie lineari, acute e ciliate sul bordo, con una striscia bianca centrale. I fiori prodotti sono quasi sempre uno o due, violacei, lillà, con stami gialli e stimmi rossi, questi ultimi, la parte utilizzata e preziosa della pianta.
Inutile ricordare che si tratta di una delle piante da aroma più costose, basti pensare che per produrre un paio di etti di Zafferano servono più di 80 kg di stimmi freschi.
Insostituibile nel risotto alla milanese e in molte altre pietanze e liquori, ha invece un uso limitato e attento in erboristeria perché può provocare vertigini e vomito. In passato era usato come sostanza abortiva.
Coltivazione
La coltivazione, in Italia, è attualmente effettuata quasi esclusivamente in Abruzzo. Di solito la coltura inizia con la posa in pieno campo dei bulbilli durante l’estate. Si dispongono in solchetti poco profondi distanziando i bulbilli a venti centimetri l’uno dall’altro, quindi si mantengono i 40-50 cm tra le file. Il terreno ideale è ben esposto al sole, in collina, ben drenato e fertile. Necessita una accurata mondatura dalle infestanti, per ottenere un prodotto pulito. Ricordarsi di non far mancare una corretta irrigazione, così come regolari concimazioni con fertilizzante organico o minerale a lenta cessione in autunno o primavera. La raccolta viene effettuata durante la fioritura, da mani delicate ed esperte, al mattino quando la rugiada si è asciugata con il primo sole. In ambiente caldo e asciutto si separano i fiori dagli stimmi, essiccandoli in luogo secco e buio (accanto ad una stufa per esempio), quindi si conservano in barattoli chiusi ermeticamente.
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